martedì 28 giugno 2011

Google Cloud Connect continua ad aggiornarsi.

Il processo di sviluppo e di rilascio di nuove funzioni in Google Apps è continuo. Questa settimana ci sono diversi aggiornamenti alle applicazioni online, applicazioni mobili e agli strumenti di interoperabilità con il mondo Office di Microsoft.

Google Cloud Connect continua ad essere aggiornato rappresenta una ottima soluzione per gli utenti Office che vogliono sfrutturare il motore di collaborazione di Google Docs per interagire e collaborare.

Per scaricare Google Cloud Connect per Microsoft Office

lunedì 27 giugno 2011

Office 365 e BPOS ancora fuori servizio (Il cloud quello vero è un altra cosa)


Continuano i tentativi di Microsoft di mettersi in gioco sul Cloud ma i problemi non mancano.

Dopo il crash della Business Productivity Online Suite nell’America del Nord, sperano che Office 365 sia un’alternativa più affidabile per i propri clienti visto che ormai è imminente.

Il lancio è infatti previsto per il 28 Giugno.
Prima utenti in Nord America poi a Londra hanno riportato problemi per oltre tre ore nel tentativo di loggarsi in Exchange Online e SharePoint Online. Microsoft si è messa all’opera per risolvere il problema, che sembrava causato da un errore della rete hardware,

BPOS già il mese scorso ha avuto problemi e gli utenti si erano scatenati sui forum timorosi che la transizione al nuovo servizio Office 365.

Rajen Sheth, leader delle Google Apps, ha spiegato la propria teoria a riguardo: Microsoft ha solo parlato di servizi cloud negli ultimi anni, ma la maggior parte degli utenti ha utilizzato invece gli hosted server.
Anche il costo dei servizi Cloud di Microsoft non sembra cogliere il vantaggio di economie di scala e di industrialiazzazione dei servizi (6 volte il costo della Soluzione di Google). 

Il marketing non sempre crea reputazione. E il Cloud è un banco di prova difficile dove la reputazione di un servizio si può perdere in pochi minuti.



Microsoft BPOS Hit with Another Cloud E-Mail Outage

It looks like Microsoft BPOS isn’t going to go quietly into that dark night. Less than a week before the offering is officially rendered obsolescent by the launch of the Microsoft Office 365 cloud suite, BPOS users started experiencing issues when sending and receiving e-mails. The outage only lasted about three hours, but it left users frustrated  — whatever glitch hit Microsoft’s cloud also took down the BPOS Service Health Dashboard.
ZDNet’s Mary Jo Foley has the blow-by-blow of the outage. But the upshot is users in North America started experiencing the issue around 11 a.m. Eastern time, and Microsoft Online Services went public with it about an hour later on its Twitter feed. While this was occurring, some users couldn’t so much as get into the Outlook Web App, and BPOS support wasn’t much help since users couldn’t even generate a trouble ticket.
Judging from the comments Foley culled from the Microsoft BPOS forums, it sounds as though the issue was with sign-on, since users who had already logged in were experiencing no problems. By 12:30 p.m., Microsoft reported, again on Twitter, that it had identified the problem, and it was solved and the service was back to full functionality by 2:25 p.m.
For most enterprises, even three hours of downtime is unacceptable. That said, it’s better than the several days in May during which Microsoft BPOS users encountered similar problems.
I think there’s some concern over whether Microsoft Office 365 might be more reliable than BPOS – Microsoft says it is, but competitors including Google are quick to cast doubt. But will this bad buzz affect Office 365′s short-term viability in the marketplace? TalkinCloud will be watching closely, so keep reading.

Google Apps for Educational a 25GB per user

Anche la suite gratuita per il mondo delle Università e delle Scuole garantisce 25GB di spazio per ogni utente della piattaforma.

Google Apps for EDU è gratuita.

Il garante e il cloud: istruzioni per l'uso

Come promesso al ForumPA il Garante della privacy (Francesco Pizzetti) indica alcuni punti di attenzione per non avere sorprese quando si sceglie di andare verso il cloud computing.

'Cloud computing : indicazioni per l’utilizzo consapevole dei servizi'

E' questo il titolo dell'allegato alla relazione del Garante che ha voluto fornire alcune indicazioni per l'uso consapevole del cloud computing.

1) Ponderare prioritariamente rischi e benefici dei servizi offerti 

Prima di optare per l'adozione di servizi di cloud computing, è opportuno che l'utente verifichi la quantità e la tipologia di dati che intende esternalizzare (es. dati personali identificativi o meno, dati sensibili oppure particolarmente delicati come quelli genetici o biometrici, dati critici per la propria attività come ad esempio progetti
riservati). E’ necessario innanzitutto valutare gli eventuali rischi e le possibili conseguenze derivanti da tale scelta sotto il profilo della riservatezza e della loro rilevanza nel normale svolgimento della propria attività. Tale analisi valutativa dovrà evidenziare
l’opportunità o meno di ricorrere a servizi cloud (limitandone l’uso ad esempio a determinati tipi di dati), nonché l'impatto sull'utente in termini economici e organizzativi, l’indisponibilità, pur se parziale o per periodi limitati, dei dati esternalizzati o, peggio, la loro perdita o cancellazione.

2) Effettuare una verifica in ordine all’affidabilità del fornitore

Gli utenti dovrebbero ragionevolmente accertare l'affidabilità del fornitore prima di migrare sui sistemi virtuali i propri dati più importanti, tenendo in considerazione le proprie esigenze istituzionali o imprenditoriali, la quantità e la tipologia delle
informazioni che intendono allocare nella cloud, i rischi e le misure di sicurezza. In funzione della tipologia di servizio che necessitano, oltre che della criticità dei dati, è opportuno che valutino la stabilità societaria del fornitore, le referenze,
le garanzi offerte in ordine alla confidenzialità dei dati e alle misure adottate per garantire la continuità operativa a fronte di eventuali e imprevisti malfunzionamenti. Gli utenti dovrebbero valutare, inoltre, le caratteristiche qualitative dei servizi di connettività di cui si avvale il fornitore in termini di capacità e affidabilità. Ulteriori criteri in base ai quali è possibile valutare l’affidabilità di un fornitore emergono dall’impiego di personale qualificato, dall’adeguatezza delle infrastrutture informatiche e di comunicazione, dalla disponibilità ad assumersi responsabilità, esplicitamente previste dal contratto di servizio, derivanti da eventuali falle nel sistema di sicurezza o a seguito di interruzioni di servizio.

3) Privilegiare i servizi che favoriscono la portabilità dei dati

E’ consigliabile ricorrere a servizi di cloud computing nelle modalità SaaS, PaaS o IaaS in un'ottica lungimirante, vale a dire privilegiando servizi basati su formati e standard aperti, che facilitino la transizione da un sistema cloud ad un altro, anche
se gestiti da fornitori diversi. Ciò al fine di scongiurare il rischio che eventuali modifiche unilaterali dei contratti di servizio da parte di uno qualunque degli operatori che intervengono nella catena di fornitura si traducano in condizioni peggiorative vincolanti o, comunque, per facilitare eventuali successivi passaggi da un fornitore all’altro.

4) Assicurarsi la disponibilità dei dati in caso di necessità

Nell'utilizzo dei servizi di cloud computing, in assenza di stringenti vincoli sulla qualità formalizzati attraverso il contratto con il fornitore, si raccomanda di mantenere una copia di quei dati (anche se non personali) dalla cui perdita o indisponibilità potrebbero conseguire danni economici, per l’immagine o in generale relativi alla missione e alle finalità perseguite dall’utente. Ciò specie quando ci si affidi a servizi gratuiti o a basso costo quali, ad esempio, a servizi di hard disk remoto, mail, soluzione per la conservazione documentale e così via, che potrebbero non presentare adeguate garanzie di disponibilità e prestazioni tipiche, invece, dei servizi professionali. Certamente, nel caso in cui i dati trattati non siano i propri, come avviene per aziende e pubbliche amministrazioni che raccolgono e detengono informazioni di terzi, l’adozione di servizi che non offrono adeguate garanzie di
riservatezza e di continuità operativa può avere rilevanti ripercussioni nel patrimonio informativo dei soggetti cui i dati si riferiscono. In tal senso, il titolare del trattamento dei dati a fronte del contenimento di costi dovrà comunque provvedere al salvataggio (backup) dei dati allocati nella cloud, ad esempio creandone una copia locale (eventualmente sotto forma di archivio compresso), allo scopo
di gestire gli eventuali rischi insiti nell’acquisizione di servizi che, pur con i vantaggi dell’economicità, potrebbero tuttavia non offrire sufficienti garanzie di affidabilità e di disponibilità.

5) Selezionare i dati da inserire nella cloud

Alcune informazioni che si intende inserire sui sistemi del fornitore di servizio, perì loro intrinseca natura, quali ad esempio i dati sanitari, genetici, reddituali, biometrici o quelli coperti da segreto industriale, possono esigere particolari misure di sicurezza.
In tali casi, poiché dal relativo inserimento nella cloud consegue comunque una attenuazione, seppur parziale, della capacità di controllo esercitabile dall’utente, ed una esposizione di tali informazioni a rischi non sempre prevedibili di potenziale perdita o di accesso non consentito, l’utente medesimo dovrebbe valutare con responsabile attenzione se ricorrere al servizio di cloud computing oppure mantenere in house il trattamento di tali tipi di dati.

6) Non perdere di vista i dati

E’ sempre opportuno che l'utente valuti accuratamente il tipo di servizio offerto anche verificando se i dati rimarranno nella disponibilità fisica dell'operatore proponente, oppure se questi svolga un ruolo di intermediario, ovvero offra un servizio progettato sulla base delle tecnologie messe a disposizione da un operatore terzo. Si pensi ad esempio a un applicativo in modalità cloud nel quale il fornitore del servizio finale (Software as a Service) offerto all’utente si avvalga di un servizio di stoccaggio dati acquisito da un terzo. In tal caso, saranno i sistemi fisici di quest’ultimo operatore che concretamente ospiteranno i dati immessi nella cloud
dall’utente.

7) Informarsi su dove risiederanno, concretamente, i dati

Sapere in quale Stato risiedono fisicamente i server sui quali vengono allocati i dati, è determinate per stabilire la giurisdizione e la legge applicabile nel caso di Cloud computing : indicazioni per l’uso consapevole 16 dei servizi controversie tra l’utente e il fornitore del servizio. La presenza fisica dei server in uno Stato comporterà per l'autorità giudiziaria nazionale, infatti, la possibilità di dare
esecuzione ad ordini di esibizione, di accesso o di sequestro, ove sussistano i presupposti giuridici in base al singolo ordinamento nazionale. Non è, quindi, indifferente per l’utente sapere se i propri dati si trovino in un server in Italia, in Europa o in un imprecisato Paese extraeuropeo. In ogni caso, l’utente, prima di inserire i dati nella nuvola informatica, dovrebbe assicurarsi che il trasferimento tra i diversi paesi in cui risiedono le cloud avvenga nel rispetto delle cautele previste a livello di Unione europea in materia di protezione dei dati personali, che esigono particolari garanzie in ordine all’adeguatezza del livello di tutela previsto dagli ordinamenti nazionali per tale tipo di informazioni.

8) Attenzione alle clausole contrattuali

Una corretta e oculata gestione contrattuale può supportare sia l’utente, sia il fornitore nella definizione delle modalità operative e dei parametri di valutazione del servizio, oltre a individuare i parametri di sicurezza necessari per la tipologia di attività gestita. In ogni caso, è importante valutare l’idoneità delle condizioni contrattuali per l’erogazione del servizio di cloud con riferimento ad obblighi e responsabilità in caso di perdita, smarrimento dei dati custoditi nella nuvola e di conseguenze in caso di decisione di passaggio ad altro fornitore. Costituiscono elementi da privilegiare la previsione di garanzie di qualità chiare, corredate da penali che pongano a carico del fornitore eventuali inadempienze o le conseguenze di determinati eventi (es. accesso non consentito, perdita dei dati, indisponibilità per malfunzionamenti, ecc.). Si suggerisce, inoltre, di verificare eventuali soggetti terzi delegati alla
fornitura di servizi intermedi e che concorrono all’erogazione del servizio finale rivolto all’utente, ovvero la preventiva identificazione dei diversi fornitori successivamente coinvolti nel trattamento. Si raccomanda, infine, di accertare quale sia la quantità di traffico dati prevista dal contratto oltre la quale vengono addebitati oneri economici supplementari.

9) Verificare le politiche di persistenza dei dati legate alla loro conservazione

In fase di acquisizione del servizio cloud è opportuno approfondire le politiche adottate dal fornitore, che si dovrebbero poter evincere dal contratto, relative ai tempi di persistenza dei dati nella nuvola. Da una parte l’utente dovrebbe accertare il termine
ultimo, successivo alla scadenza del contratto, oltre il quale il fornitore cancella definitivamente i dati che gli sono stati affidati. Dall’altra, il fornitore dovrà presentare adeguate garanzie, assicurando che i dati non saranno conservati oltre i suddetti termini o comunque al di fuori di quanto esplicitamente stabilito con l’utente stesso. In ogni caso, i dati dovranno essere sempre conservati nel rispetto delle finalità e delle modalità concordate, escludendo duplicazioni e comunicazioni a terzi.

10) Esigere e adottare opportune cautele per tutelare la confidenzialità dei dati

Nell'ottica di proteggere la confidenzialità dei propri dati, l'utente dovrebbe valutare anche le misure di sicurezza utilizzate dal fornitore per consentire l’allocazione dei dati nella cloud. In generale si raccomanda di privilegiare i fornitori che utilizzano a tal fine
tecniche di trasmissione sicure, tramite connessioni cifrate (specie quando i dati trattati sono informazioni personali o comunque dati che devono restare riservati), coadiuvate da meccanismi di identificazione dei soggetti autorizzati all'accesso, la cui complessità sia commisurata alla criticità dei dati stessi. Nella maggior parte dei casi risulta adeguato l'utilizzo di semplici meccanismi di identificazione, basati su username e password, purché le password non siano banali e vengano scelte di lunghezza adeguata. Nell’ipotesi in cui il trattamento riguardi particolari tipologie di dati - quali quelli sanitari, genetici, reddituali e biometrici o, più in generale, dati la cui riservatezza possa considerarsi “critica” - si raccomanda oltre all'utilizzo di protocolli sicuri nella fase di trasmissione, anche la conservazione in forma cifrata sui sistemi del fornitore di servizio.

11) Formare adeguatamente il personale

Il personale preposto al trattamento di dati attraverso i servizi di cloud computing dovrebbe essere sottoposto a specifici interventi formativi, che evidenzino adeguatamente le modalità più idonee per l’acquisizione e l’inserimento dei dati nella cloud, la consultazione e in generale l’utilizzo dei nuovi servizi esternalizzati e delle indicazioni sin qui illustrate, allo scopo di mitigare rischi per la protezione dei dati derivanti non solo da eventuali comportamenti sleali o fraudolenti, ma anche causati da errori materiali, leggerezza o negligenza: circostanze queste che potrebbero dare luogo ad accessi illeciti, perdita di dati o, più in generale, trattamenti non consentiti.

domenica 26 giugno 2011

Wired.it sul Google Liberation Data.

Su wired.it è stato pubblicato un articolo interessante dal titolo: 

Cos'è il Fronte di liberazione dei dati di Google?


Che fine fanno i dati personali in mano alle aziende? Come per una casa, quando si trasloca si impacchetta tutto e lo si porta con sé. Ecco di cosa si occupa il Data Liberation Front di BigG

 di Martina Pennisi
Se ami davvero qualcuno, lascialo andare. È questa una delle tante declinazioni del classico motto di Google don't be evil. Nello specifico, è il Data Liberation Front a occ...... Continuate la lettura sul sito di wired... cliccando qui

mercoledì 15 giugno 2011

Ci preoccupiamo del Cloud Computing e poi... spostiamo i call center nei Paesi della blacklist europea.

L'Albania non solo non ha mai sottoscritto un accordo e non ha avuto riconoscimento dal garante come paese affidabile ma è stata inserita dalla Ue nella black list dei Paesi meno sicuri dal punto di vista della tutela della privacy.
Qualcosa come sempre non funziona.
Se sono i dati a spostarsi nei datacenter sicuri certificati di multinazionali che sulla sicurezza hanno basato la loro identità e sulla fiducia il loro business i titoli volano su tutti i siti se Alitalia e Sky spostano i propri Call Center in Albania. Il prossimo call center a spostarsi quello di TIM...
Beh strano caso nessuna voce istituzionale ha tuonato che è illecito e insicuro eppure numeri di cellulare, carte di credito, partite IVA e migliaia di dati sensibili sono a rischio clonazione. Al mercato nero un nominativo legato ad un numero di cellulare vale 5 centisimi di euro, un nominativo completo di cate di credito 15 centesimi non male.

Al Garante una sigla sindacale ha inviato un esposto... speriamo sappia tutelarci!

Per maggiori informazioni vi consiglio di leggere l'articolo del Corriere Comunicazioni: clicca qui

domenica 5 giugno 2011

Irrational vs. unreasonable


Customers and team members make irrational requests all the time.

That doesn't make them unreasonable. If satisfying their request moves things forward, it's not always worth the effort to teach someone a lesson. Sometimes, it's more effective to just embrace their irrationality.

Being right doesn't always have to be the goal.