La “Gang Of Four”
La banda dei quattro ovvero Amazon, Apple, Google e Facebook, le quattro compagnie più influenti e con le piattoforme più grosse. Il predominio di questi quattro protagonisti è al momento assoluto, tanto da rendere le barriere all'entrata di altri soggetti difficilmente superabili. Ognuno di questi ha una carattestica particolare per Schmidt: Amazon è il re degli acquisti online, Apple vende “prodotti bellissimi”, Google vince nel campo dell’informazione e Facebook è imbattibile per quanto riguarda l’identità online e le amicizie.
E Microsoft? Schimdt riconosce che sia un innegabile colosso, ritiene che non sia rivoluzionario per quanto riguarda l’offerta di prodotti e servizi al consumatore, nonostante sia forte nell’ambito dell’impresa da anni e anni.
Mappe e ricerche: rinnovati gli accordi con Apple
Gli utenti Mac e iOS sanno che Google è il motore di ricerca di defaul per i prodotti Apple. L’accordo è stato rinnovato, continua e include anche il servizio Google Maps. Schmidt ha sottolineato che Google ha “una collaborazione sul fronte della ricerca davvero ottima”.
Mappe e ricerche: rinnovati gli accordi con Apple
Gli utenti Mac e iOS sanno che Google è il motore di ricerca di defaul per i prodotti Apple. L’accordo è stato rinnovato, continua e include anche il servizio Google Maps. Schmidt ha sottolineato che Google ha “una collaborazione sul fronte della ricerca davvero ottima”.
Google otterrà i dati social in altro modo
Google è interessata ai dati social per integrarle nel proprio motore di ricerca. Schmidt lo conferma: la compagnia vorrebbe ottenerli da Facebook, ma anche da altre fonti. La strategia non è quella di acquisire le compagnie social, ma di ottenere i dati in modo pacifico.
Il ruolo di Schmidt stesso nella compagnia
Schmidt non è più il CEO di Google, ma è stato sostituito ad Aprile da Larry Page. Il nuovo ruolo di Schmidt è più focalizzato verso i rapporti con l’esterno e gli accordi, mentre Page si occuperà più da vicino dei prodotti. In realtà Schmidt si è sempre occupato dei rapporti esterni di Google, ma ora ci si dedicherà al 100%.
Android non è un pericolo per la privacy
Steve jobs, CEO Apple, aveva dichiarato che il sistema operativo mobile Android è una sorta di “sonda nel taschino” che metterebbe in pericolo la privacy degli utenti. Schmidt risponde a questa accusa assicurando che Google non “risucchia” nessuna informazione da riutilizzare nel motore di ricerca, ma utilizza solo informazioni anonime sul funzionamento dell’OS. Nessun dato viene riutilizzato a scopo di lucro nel motore di ricerca della compagnia. In realtà, abilitando la geolocalizzazione, Google fornisce delle ricerche localizzate per l’utente.
In Google fino a che morte non li separi
Schmidt è felice in Google e non ha nessuna intenzione di lasciare la compagnia per il momento, ma quasi certamente non ci penserà neanche in futuro.
Il riconoscimento facciale
L’unico prodotto che Google desidera trattenere, nonostante lo sviluppo sia ormai terminato e pronto al lancio, è il riconoscimento facciale. Si tratta di una tecnologia i cui possibili utilizzi preoccupano Google e la prima ad essere trattenuta.
Il peggior fallimento come CEO è stato quello in campo social
Il Web è un grande social network ormai e Schmidt lo sa bene, poichè crede di aver fallito in questo campo. Google avrebbe dovuto fare ciò che ha fatto Facebook, eliminando ogni ambiguità sull’identità dell’utente in Internet. Schmidt ci ha lavorato per anni, senza mai arrivare a nulla di concreto, essendo troppo occupato nel ruolo di CEO.
La personalizzazione non rovina la ricerca
La personalizzazione anche a livello di motore di ricerca genera un modo in cui ognuno vede solo ciò che vuole? Questa è la domanda che Eli Pariser pone nel libro “The Filter Bubble”, ma Schmidt dissente. Le differenze apportate dalla personalizzazione sono troppo piccole e non agiscono sul ranking più di tanto.
Risposte dirette: Google battuto da Bing
L’intervista a Schmidt prende una piega interessante quando Walt Mossberg, uno dei guru del settore tech, gli fa notare che a suo parere i risultati di Google sembrano sempre più inquinati nonostante il reset dell’algoritmo dello scorso Febbraio. Schmidt ha rivelato che il reset il realtà ha avuto impatto sul 12% dei risultati e che vengono introdotti ogni trimestre centinaia di miglioramenti non annunciati ufficialmente. Google lavora sempre di più per fornire risposte dirette e meno link ad informazioni, ma prendendo spesso queste risposte da siti web, rischia di cannibalizzarne il traffico. Bing riesce a destreggiarsi meglio con le risposte dirette, almeno secondo Mossberg, ma Schmidt ritiene si tratti di casi specifici e particolari.
[Via SearchEngineLand]
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