lunedì 10 aprile 2017
Negare le emozioni in azienda è un prezzo che paga l’azienda
Esprimere le emozioni in azienda è malvisto; infatti spesso crediamo che essere un buon professionista significhi tenere congelate le emozioni. Tuttavia, questo è ciò che produce un effetto boomerang all'interno e all'esterno dell'azienda e anche una perdita di una risorsa essenziale per ottenere ciò che vogliamo
Il prezzo che paghiamo negando le emozioni in azienda è molto alto; molti sono gli eccessi emotivi all'interno di team e troppi anche quelli che si verificano quando torniamo a casa e paghiamo le ore di tensione con coloro che amiamo per non esprimere le emozioni nello spazio in cui dovremmo esprimerle
Il danno non si limita a questo, infatti il non esprimere le emozioni comporta una perdita di ricchezza legata al fatto di non dedicare uno spazio per le emozioni all'interno dell'organizzazione, non approfittare dello splendore delle emozioni , che potrebbero essere veri e propri alleati di ciò che si vuole raggiungere
E se invece incoraggiassimo nel posto di lavoro l’espressione delle emozioni senza sentirsi giudicati? Che cosa succederebbe se imparassimo a diffondere le emozioni che sono necessarie per ottenere quello che ci serve? Quello che succederebbe è che si ridurrebbe lo stress . Viviamo in questa separazione, divisi tra l’azione, che va da una parte e l'emozione che va dall'altra. Spesso giochiamo con i livelli di stress e la pressione per l'efficienza; se le persone sono sotto pressione faranno quello che devono fare senza curare le emozioni; un pò come gli asini, con bastoni e carote, ma non come le persone.
C'è anche molto da fare per aumentare la creatività nel mondo degli affari, se si riduce il livello di paura e preoccupazione che non fa esprimere al meglio le persone. Ci sono molte persone che sono a lavoro e in realtà è come se non ci fossero, appunto perché si sentono emotivamente così lontani da ciò che sta accadendo sul posto di lavoro che non possono dare il meglio di sé. Sono li con il corpo e fanno quello che devono fare, ma sono emotivamente altrove, sono scollegati. Forse, sono in ambienti aridi e difficili. Se cambiassimo queste situazioni potremmo fare in modo di tirar fuori il meglio da ogni dipendente.
Apprendere quale è l'emozione che ci serve per quello che vogliamo ottenere è un concetto fondamentale e anche parte del metodo del coaching ontologico della EEC (https://it.linkedin.com/company/eec-escuela-europea-de-coaching-italia-srl); se si concedesse uno spazio per riconoscere la paura che abbiamo, i dubbi che ci invadono, la sensazione che proviamo nell’ essere trattati in un modo o nell'altro si genererebbe un altro tipo di connessione all'interno della società; si ascolterebbe ciò che sta accadendo e il manager avrebbe più possibilità di modificare e fare proposte che potrebbero cambiare l'atmosfera emotiva all'interno della società.
Il leader può sfruttare le emozioni
Così, un leader che sta al servizio della sua squadra per ottenere un risultato e condividere una visione comune, ha bisogno di essere molto abile e capire le emozioni della propria squadra. A volte i leader vogliono capire l'emozione della squadra, ma senza essere troppo coinvolti . Tuttavia, è molto difficile accompagnare le emozioni dell’ altro se non si conoscono le proprie emozioni . Pertanto, il primo compito di un leader è quello di creare uno spazio per legittimare la propria emozione, di accettare che lui o lei ha anche il diritto di avere paura, rabbia, gioia.
In conclusione, a prescindere che tu sia un leader o no, è importante riconoscersi uno spazio, anzi tutto lo spazio del mondo. Il corpo è la vetrina delle emozioni, eppure gli dedichiamo poco tempo, le ascoltiamo poco , si mangia in fretta al computer, si dorme il meno possibile ... Fermati e guardare e a sentire, concediti gli spazi ogni volta che te lo puoi permettere
Tratto da Maria Ancochea, direttore accademico della CEE a Madrid.
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