mercoledì 31 agosto 2016

Viva l'Italia




Viva l'Italia
L'Italia liberata
L'Italia del valzer
L'Italia del caffè
L'Italia derubata e colpita al cuore
Viva l'Italia
L'Italia che non muore.
Viva l'Italia presa a tradimento
L'Italia assassinata dai giornali e dal cemento
L'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura
Viva l'Italia
L'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia
L'Italia che è in mezzo al mare
L'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare
L'Italia metà giardino e metà galera
Viva l'Italia
L'Italia tutta intera.
Viva l'Italia
L'Italia che lavora
L'Italia che si dispera e l'Italia che s'innamora
L'Italia metà dovere e metà fortuna
Viva l'Italia
L'Italia sulla luna.
Viva l'Italia
L'Italia del 12 dicembre
L'Italia con le bandiere
L'Italia nuda come sempre
L'Italia con gli occhi aperti nella notte triste
Viva l'Italia
L'Italia che resiste.


lunedì 29 agosto 2016

Cifra.


Frasi di Nelson Mandela
“Il compito più difficile nella vita è quello di cambiare se stessi.” 
NELSON MANDELA

My2Cent. Cooperare è diverso da collaborare AS operare è diverso da lavorare.





La collaborazione  è fondamentale per i grandi e piccoli progetti e per offrire una esperienza di successo. La realtà è che ci vuole molto di più della disponibilità  delle persone a stare insieme, condividere le informazioni e collaborare.

La collaborazione è diversa dalla cooperazione. E' un atto sostanziale e non solo partecipazione perchè lavorare è diverso da operare.

E in effetti, la maggior parte di noi siamo cooperativi, gentili, e disposti a condividere le informazioni - ma quello che manca è la capacità e la flessibilità di allineare gli obiettivi e le risorse con gli altri in tempo reale.

Per costruire una organizzazione collaborativa è necessaria visione chiara e soprattutto la capacità di prendere decisioni difficili.

Se la mancanza di visione e decisione inizia nella parte alta dell'organizzazione e non si sincronizzano completamente le strategie e le misure di performance e non vengono fatte le scelte, condivise e comunicate non si può andare oltre la cooperazione.

Tre elementi fondamentali.

1) Goal. Considerare e definire l'obiettivo, il risultato che si sta cercando di raggiungere. 
Non sempre è chiaro il risultato e per questo non è facile poi fare una mappa del lavoro end-to-end per ottenerlo ancor di più se i diversi team hanno un obiettivo diverso.

2) Agree. Evitare la "collaborazione di serie" e costruire il "contratto di collaborazione"
Un obiettivo chiaro permette di creare un quadro esplicito che servirà come un contratto di collaborazione. Costruire il gruppo. La "Collaborazione di serie" ovvero il tentativo di passare da una persona all'altra cercando di mettere insieme un accordo non è funzionale in termini di tempo e di risultato.
Il contratto di collaborazione è il risultato della condivisione di uno spazio comune e  permette di ottenere da tutti gli aderenti una piena partecipazione e di lavorare insieme attraverso i piani, il tuning e la ricerca sul modo di condividere risorse e allineare gli obiettivi e gli incentivi.

3) I care. 
Letteralmente mi importa, mi interessa, ho a cuore. 
Dovrebbe essere fatto proprio dalle organizzazioni in questo perchè ogni azione dovrebbe essere una presa di coscienza sociale. Solo nell'interesse reciproco e nella coscienza sociale dell'organizzazione si possono realizzare i "contratti di collaborazione". Incontrarsi e verificare con trasparenza il lavoro di ciascuno è l'unica modalità con cui il contratto di collaborazione può rinnovarsi e progredire verso il l'obiettivo e il risultato atteso.

Work hard. Have fun!


domenica 28 agosto 2016

REPORTAGE Come nasce lo scandalo dei rifiuti a Roma, e a chi conviene

L'articolo originale è pubblicato su 
http://www.internazionale.it/reportage/christian-raimo/2016/08/26/roma-rifiuti-malagrotta
E' un reportage oggettivo e completo. 

[...]

Underworld di Don DeLillo. Tutto in quel libro parlava di immaginari avveniristici, del potere della trasformazione della società, di un progresso che sta nella storia quasi come uno spirito. Sottolineavo pagine su pagine, finché mi colpì una scena anche più solenne di altre, quella in cui il personaggio di Brian Glassic, socio del protagonista Nick Shay, imprenditore della spazzatura, va a New York proprio per vedere la discarica di Fresh Kills a Staten Island. Scrive DeLillo:
C’erano migliaia di acri di spazzatura ammonticchiata, terrazzata e segnata dai percorsi dei macchinari, e bulldozer che spingevano ondate di rifiuti sopra il versante in uso. Brian si sentì rinvigorire, guardando la scena. Chiatte che scaricavano, imbarcazioni più veloci che battevano i canali per raccogliere rifiuti alla deriva. Vide una squadra della manutenzione che lavorava ai tubi di scarico in alto sulle terrazze progettate per controllare lo straripamento dell’acqua piovana. Altre figure in maschera e tuta di butilene erano raggruppate alla base della struttura, a ispezionare materiale isolato per stabilirne il contenuto tossico. Era fantascienza e preistoria, spazzatura che arrivava ventiquattr’ore al giorno, centinaia di operai, veicoli con rulli compressori per compattare i rifiuti, trivellatrici che scavavano pozzi per il gas metano, gabbiani che scendevano a picco stridendo, una fila di camion dal muso lungo che risucchiavano i rifiuti sparsi. Immaginò di osservare la costruzione della grande piramide di Giza – solo che questa era venticinque volte più grande, con autobotti che spruzzavano acqua profumata sulle strade circostanti. Per Brian era una visione ispiratrice. Tutta questa industriosa fatica, questo sforzo delicato per far entrare il massimo dei rifiuti in uno spazio sempre minore. […] La discarica gli mostrava senza mezzi termini come finiva il torrente dei rifiuti, dove sfociavano tutti gli appetiti e le brame, i grevi ripensamenti, le cose che si desideravano ardentemente e poi non si volevano più. Brian aveva visto centinaia di discariche ma nessuna altrettanto vasta. Sì, notevole, e inquietante. Sapeva che probabilmente il vento portava il puzzo in ogni sala da pranzo nel raggio di miglia. Chissà se la gente, sentendo un rumore di notte, si chiedeva se la montagna stesse franando, scivolando verso le case, come una creatura onnivora da film dell’orrore che avrebbe tappato porte e finestre?

venerdì 26 agosto 2016

Azienda. Ancora povera Italia

L’azienda ha una sua vita, che diventa sociale nel momento in cui distribuisce reddito e ricchezza.

Ecco il  livello di maturità che non si riesce a raggiungere mentalmente abbiamo una cultura "imprenditoriale di tipo padronale". Ovvero dove il "Capo" è quel personaggio che quotidianamente vuole essere ringraziato per l’opportunità concessa di poter lavorare, incurante del contributo offerto in cambio.

Da quest’assenza di coscienza da parte dell’imprenditore, chiuso nella sua visuale ridotta, deriva quella marea di fallimenti che ha colpito l’Italia.