Enri De Luca ha inviato ad alcuni amici di un’associazione questo messaggio:
«Pasqua è voce del verbo ebraico “pèsah”, passare. Non è festa per residenti, ma per migratori che si affrettano al viaggio. Da non credente, vedo le persone di fede così, non impiantate in un centro della loro certezza ma continuamente in movimento sulle piste. Chi crede è in cerca di un rinnovo quotidiano dell’energia di credere, scruta perciò ogni segno di presenza. Chi crede, insegue, perseguita il Creatore costringendolo a manifestarsi. Perciò vedo chi crede come uno che sta sempre su un suo “pèsah”, passaggio...».
Concludeva il messaggio con un augurio da non credente "sia pasqua piena per voi".
Esprimere le emozioni in azienda è malvisto; infatti spesso crediamo che essere un buon professionista significhi tenere congelate le emozioni. Tuttavia, questo è ciò che produce un effetto boomerang all'interno e all'esterno dell'azienda e anche una perdita di una risorsa essenziale per ottenere ciò che vogliamo
Il prezzo che paghiamo negando le emozioni in azienda è molto alto; molti sono gli eccessi emotivi all'interno di team e troppi anche quelli che si verificano quando torniamo a casa e paghiamo le ore di tensione con coloro che amiamo per non esprimere le emozioni nello spazio in cui dovremmo esprimerle
Il danno non si limita a questo, infatti il non esprimere le emozioni comporta una perdita di ricchezza legata al fatto di non dedicare uno spazio per le emozioni all'interno dell'organizzazione, non approfittare dello splendore delle emozioni , che potrebbero essere veri e propri alleati di ciò che si vuole raggiungere
E se invece incoraggiassimo nel posto di lavoro l’espressione delle emozioni senza sentirsi giudicati? Che cosa succederebbe se imparassimo a diffondere le emozioni che sono necessarie per ottenere quello che ci serve? Quello che succederebbe è che si ridurrebbe lo stress . Viviamo in questa separazione, divisi tra l’azione, che va da una parte e l'emozione che va dall'altra. Spesso giochiamo con i livelli di stress e la pressione per l'efficienza; se le persone sono sotto pressione faranno quello che devono fare senza curare le emozioni; un pò come gli asini, con bastoni e carote, ma non come le persone.
C'è anche molto da fare per aumentare la creatività nel mondo degli affari, se si riduce il livello di paura e preoccupazione che non fa esprimere al meglio le persone. Ci sono molte persone che sono a lavoro e in realtà è come se non ci fossero, appunto perché si sentono emotivamente così lontani da ciò che sta accadendo sul posto di lavoro che non possono dare il meglio di sé. Sono li con il corpo e fanno quello che devono fare, ma sono emotivamente altrove, sono scollegati. Forse, sono in ambienti aridi e difficili. Se cambiassimo queste situazioni potremmo fare in modo di tirar fuori il meglio da ogni dipendente.
Apprendere quale è l'emozione che ci serve per quello che vogliamo ottenere è un concetto fondamentale e anche parte del metodo del coaching ontologico della EEC (https://it.linkedin.com/company/eec-escuela-europea-de-coaching-italia-srl); se si concedesse uno spazio per riconoscere la paura che abbiamo, i dubbi che ci invadono, la sensazione che proviamo nell’ essere trattati in un modo o nell'altro si genererebbe un altro tipo di connessione all'interno della società; si ascolterebbe ciò che sta accadendo e il manager avrebbe più possibilità di modificare e fare proposte che potrebbero cambiare l'atmosfera emotiva all'interno della società.
Il leader può sfruttare le emozioni
Così, un leader che sta al servizio della sua squadra per ottenere un risultato e condividere una visione comune, ha bisogno di essere molto abile e capire le emozioni della propria squadra. A volte i leader vogliono capire l'emozione della squadra, ma senza essere troppo coinvolti . Tuttavia, è molto difficile accompagnare le emozioni dell’ altro se non si conoscono le proprie emozioni . Pertanto, il primo compito di un leader è quello di creare uno spazio per legittimare la propria emozione, di accettare che lui o lei ha anche il diritto di avere paura, rabbia, gioia.
In conclusione, a prescindere che tu sia un leader o no, è importante riconoscersi uno spazio, anzi tutto lo spazio del mondo. Il corpo è la vetrina delle emozioni, eppure gli dedichiamo poco tempo, le ascoltiamo poco , si mangia in fretta al computer, si dorme il meno possibile ... Fermati e guardare e a sentire, concediti gli spazi ogni volta che te lo puoi permettere
Tratto da Maria Ancochea, direttore accademico della CEE a Madrid.
Me ne andrò Dove andrai, senza sapere dove? - Anche se non lo so, lasciami andare me ne andrò con il vento e non importa lasciare tracce me ne andrò di nuvola in nuvola anche se non piove me ne andrò con le stelle anche se non brillano me ne andrò scalzo e non solo per sfuggire le guerre, l’indifferenza, la fame l’odio che si nasconde nelle vene,le minacce e le vendette che puntano alle spalle
io sono nomade, sono nato nella sabbia sotto il sole come gli animali sono libero come il vento, come la carovane che rompono l’immensità, sono libero, figlio delle terra e della sua grandezza ho tanti fratelli che voglio conoscere e voglio abbracciare e soprattutto quelli che lottano per la libertà
dove andrai, senza sapere dove?
- Dove non importa, lasciami solo andare e non voglio che mi mostri l’oriente o l’occidente né il nord o il sud, lasciami solo andare a mostrare questo cuore libero imprigionato dentro di me per sfidare le barriere del colore e della religione
dove andrai se non sai come? come non importa perché ho nella fronte un sole E nella voce un clamore me ne andrò di palmo in palmo di abbraccio in abbraccio perché appartengo a tutte le stirpi e a tutte le credenze
me ne andrò anche se tu non vuoi per abbattere le frontiere e per mischiare le razze me ne andrò anche se tu non vuoi per costruire a cielo aperto un luogo senza nome dove gli uomini sotto il sole si fondono in abbracci e perdoni perché tutti abbiamo lo stesso sangue e sotto il sole la stessa ombra.